aperitivi filosofici naturale o politico

Riavvolgere il FILO – Naturale o Politico

Nel terzo incontro di FILO – Aperitivi Filosofici ci siamo chiesti se il mondo vegetale, oltre a garantire l’esistenza della vita sulla Terra, possa essere per noi un esempio politico, suggerendoci un modo diverso di vivere in relazione con l’altro.

Naturale o Politico

Il nostro ospite Valerio Saitta, agronomo, ha esordito parlando del concetto di simbiosi: quel rapporto che si crea in natura tra due esseri viventi di diversa specie, ad esempio tra l’apparato radicale delle piante e le micorrize (piccoli funghi) che consentono la sintesi di diverse sostanze e la protezione dell’apparato stesso. La simbiosi è, quindi, un rapporto di mutuo aiuto e coesistenza, che esiste anche in altre relazioni tra mondo animale e mondo vegetale; basti pensare a batteri e legumi, formiche e afidi.

Nel mondo naturale si riscontra un equilibrio quasi perfetto, e probabilmente l’unico agente che riesce ad alterare tale equilibrio è proprio l’essere umano. La nostra corsa al consumo ci fa perdere di vista la realtà, ovvero che le risorse naturali non sono inesauribili e lo sviluppo non può essere illimitato.
Le piante sono un grande esempio di virtù: sono esseri sostenibili, autosufficienti dal punto di vista energetico (sono gli unici esseri in grado di trasformare in maniera diretta l’energia solare).

Alleanze e rivoluzioni

Grazie alla seconda ospite dell’incontro, Sara Terenzi, vivaista, abbiamo imparato a creare una talea di Pothos. La talea è un metodo di riproduzione della pianta ma è anche un modo per dividere e moltiplicare un essere vivente senza comprometterne l’esistenza e la salute.
Ci siamo entusiasmati all’idea di poter riprodurre una pianta, in una battaglia parallela rispetto a quelle già in atto per la sostenibilità ambientale. Una sorta di metafora per chiarire che non solo possiamo rendere meno aggressivo il nostro impatto sul pianeta, ma possiamo anche sviluppare un’alleanza con il mondo vegetale.

Durante il confronto abbiamo osservato che concetti come tempo e cura sono tornati al centro della discussione anche in riferimento al nostro rapporto con le piante che richiedono attenzione e relazione anche se sono perfettamente capaci di sopravvivere senza l’aiuto dell’essere umano.

Quindi: possiamo pensare che dei piccoli movimenti di trasformazioni attuati dal basso possono aiutarci a stare al mondo nel modo giusto? Possiamo riporre la nostra fiducia nel prossimo e nel suo impegno per un bene comune?


C’è l’esempio dell’Ecuador, dove è stata riscritta la Costituzione grazie alle battaglie portate avanti dalle comunità indigene. Con questo passo, ogni essere vivente è stato riconosciuto come un soggetto giuridico, che si tratti di un bambino, di un albero o di un elefante. Questo è un traguardo dell’essere umano che, adesso, deve riconoscere i suoi doveri nei confronti del resto del vivente presente sul pianeta.

Più umano, vegetale

Ci è sembrato di capire che il grande assente della società post-industriale è il rispetto per tutto ciò che è altro da noi. L’egoismo come attitudine dominante, non ci fa rinunciare ai nostri interessi nonostante il nostro stile di vita ci stia portando dritti dritti verso l’autodistruzione.

Proprio per questo ci siamo chiesti: quanto siamo disposti a perdere per aiutare il nostro pianeta?
La natura può davvero aiutarci a riscoprire la nostra umanità, con le sue caratteristiche si pone in contrapposizione rispetto alle dinamiche della società contemporanea: lentezza, dono, cura, mutuo aiuto, sono basi fondamentali del mondo vegetale.

Riusciremo mai a imitare le piante e attingere soltanto alle risorse necessarie per poter vivere?