Era solo questione di tempo prima che le strade di Hogre e delle Industrie Fluviali si incontrassero, e l’occasione che ha dato vita a questo incontro – la riedizione de Il capitalismo della sorveglianza di Shoshana Zuboff del 13 settembre prossimo – racconta da sé perché tale incontro fosse inevitabile.
Le opere di Hogre mettono a fuoco la sovraesposizione dei messaggi pubblicitari nello spazio pubblico avviando una riflessione sullo spazio pubblico stesso, al pari di ciò che le Industrie Fluviali, in quanto spazio aperto al pubblico che opera in completa connessione con il suo territorio, promuovono e perseguono quotidianamente.
L’arte di Hogre è anzitutto un atto di consapevolezza. L’artista non si limita a scavare nelle contraddizioni del sistema capitalistico occidentale: lo prende a picconate, lasciando affiorare la fallacia di una retorica persuasiva e rivelando come ne siamo tutti completamente assuefatti. L’approccio affonda le sue radici nel Subvertising (subvert + advertising), un movimento al contempo artistico e politico, che si caratterizza per la vandalizzazione creativa degli spazi pubblicitari prendendo di mira i contenuti pubblicitari stessi.

Foto per concessione dell’artista
L’affinità con le parole di Shoshana Zuboff (che, con anticipo sui tempi, ha descritto le implicazioni fra tecnologia, capitalismo e sorveglianza) ha dato vita a una nuova serie di opere (esposte alle Industrie Fluviali assieme ad alcune serigrafie) che ampliano l’orizzonte artistico di Hogre su versanti più vasti e meno specifici, in cui il cortocircuito fra immediatezza del gesto artistico (irruento e carico di tensione) e accusa verso le distorsioni del capitalismo e el marketing spiazza e al contempo conferma ciò che ampiamente sappiamo, senza molti margini di consolazione.
Il percorso espositivo, oltre alle opere originali e alle serigrafie in tiratura limitata, si conclude con il cortometraggio che lo stesso artista ha realizzato assieme a Robotina traendo ispirazione da Il capitalismo della sorveglianza.
HOGRE
Street artist autodidatta, vive e lavora tra Roma e Berlino, restando sempre nell’anonimato. Dal 2007 firma i propri interventi con il moniker Hogre che si ispira ad un mostro umanoide di un videogioco dei primi anni Duemila a cui più tardi si è aggiunta una mosca, inconfondibile logo dell’artista. La sua carriera è iniziata nel 2006 quando ha ricoperto di nasi rossi i cartelloni elettorali di Berlusconi in zona Tufello e ancora oggi la sua arte porta il tratto della provocazione, della sovversione e dell’ironia.
Nel 2017, con l’intervento Ecce Homo Erectus firmato Hogre & DoubleWhy, è stato accusato per vilipendio alla religione, con conseguente chiusura del sito hogre.it.
Copywriter e cultural manager alle Industrie Fluviali.
La ciurma delle Industrie Fluviali raccoglie dentro Biosfera le idee più stimolanti e i punti di vista più illuminanti. Arte, innovazione sociale e sviluppo del territorio sono i temi che ci interessano maggiormente, e ci impegniamo a intercettarli per alimentare un vero e proprio ecosistema della cultura.