Costanza Alegiani Folkways e Simone Alessandrini Storytellers

Folk e jazz dalle Città in Piena

Gli Appunti dalle Città in Piena sono il contributo di Anna Scirè alle serate di Metronauti, il radio live show di Valerio Mirabella e delle Industrie Fluviali. Brani che setacciano in verticale quel gigantesco organismo vivente che chiamiamo città traendo ispirazione dagli ospiti che, di volta in volta, si alternano ai microfoni di Metronauti.
Li pubblichiamo su Biosfera, ma si possono anche ascoltare dal vivo sulla terrazza delle Industrie Fluviali e in podcast su Spreaker.


La canzone […] appartiene a chi l’ha creata,
ma appartiene anche a chi l’ha sentita una volta sola, e l’ha amata

Anna Scirè
Ascolta “METRONAUTI #5 Ospiti Costanza Alegiani e Simone Alessandrini (09/07/21)” su Spreaker.

Il 9 luglio, Metronauti è andato alle radici. Anzitutto alle proprie radici, dedicando la quinta puntata al suo amore primigenio – la musica – portando sul palco due diversi progetti musicali. Ma anche alle radici del suono, grazie al grande lavoro di ricerca di Costanza Alegiani e del suo Folkways, e ai racconti fatti di note nel jazz-rock-psych di Simone Alessandrini e del suo Storytellers. E di folk – e di jazz e di blues – ci hanno parlato anche Anna Scirè e Valerio Mirabella, negli Appunti dalle Città in Piena di questa settimana.


Folk e jazz dalle Città in Piena

Roma, Metronauti, luglio 2021
sui tetti delle Industrie, calore, musica, raduno
raduno organico, di persone e chiacchiere:
noi, the people, insomma, esserci ed essere
essere gente, essere presente,
identità umana, collettiva e urbana,
Industrie Fluviali come agorà
Storie e Musica fra i tetti di questa città.
Noi, the people, insomma, Folk.
Roma, 2021,
Folkways, canzoni e ballate,
Storytellers, storie succose che vanno ascoltate.
Jazz e blues, insomma, Folk.

Lipsia, Leipzig, fine Ottocento,
una mente unica, un insano portento,
Nietzsche, Friedrich Nietzsche
con la musica che gli scorreva nelle vene,
occhi visionari e mani piene
di cose da dire
da urlare, dissentire,
e sì, era lui quello che disse:
Senza la musica la vita sarebbe un errore“,
un abisso senza fondo,
e la musica folk, disse una volta, la musica folk è lo specchio musicale del mondo.

New York, 1943, Woody Guthrie e le sue rughe sulla fronte,
la perenne sigaretta che gli pende dalle labbra, fumante,
la chitarra fitta al corpo, il manico un po’ fuori
lanciato verso il mondo, una camicia a due colori
sulla chitarra un adesivo, scritto a caratteri misti:
Questa macchina uccide i fascisti“.
Folk.

Woody Guthrie, sigaretta in bocca, chitarra in braccio -Jazz e folk dalle Città in Piena
Woody Guthrie

New Orleans, 1955, Satchmo,
Satch mouth, bocca a tracolla,
una tromba che suona una roba che decolla,
Louis Armstrong, guance grandi per sorridere al mondo,
Sweet Papa Dip,
scatting e wonderful cheeck to cheeck,
e smonta e rimonta i pezzi del puzzle,
di lingua, di storia, di sana comprensione.
“Cos’è la folk music?”
e lì tra scherzo e definizione
All music is folk music. Tutta la musica è musica folk.
Mai sentito un cavallo cantare una canzone
“.

Cleveland, Ohio, 1960, Utah,
Utah Phillips, voce impegnata e barbuta
folk singer, poeta e attivista
sulla folk music un’idea forte e onesta:
La musica folk non è proprietà di nessuno.
È proprietà comune, di tutti e di ciascuno

Una canzone antica, una storia popolare,
un pensiero politico, una classe sociale,
pacifismo, protesta, diritti dei lavoratori
sono cose che appartengono a tutti,
non solo ai cantautori,
e così la canzone,
una volta scritta
suonata e cantata,
fa la sua vita, dritta
dritta per la sua strada,
appartiene – a chi l’ha creata,
ma appartiene anche a chi l’ha sentita una volta sola, e l’ha amata
appartiene a te quando cominci a suonare la chitarra
e provi due accordi, provi a cantare
e sì, la canzone è anche tua, se ti fa volare.
Folk.

Manhattan, New York City, 1962,
in un bar all’angolo, appena ventunenne, Dylan, proprio lui,
canta Blowin in the Wind per la prima volta
e non sappiamo se la gente battesse il piedino
non sappiamo se la gente fosse coinvolta
la gente, the folk, non sappiamo se furono incantati e rapiti
quella sera al Gerdes Folk City,
Robert Zimmerman però, scriveva la storia
un misto di serietà, di dolcezza, di gloria
mai vana, una voce veritiera,
un inno solenne, un manifesto, una bandiera,
pace, fratellanza, uguaglianza, ribellione
e quante volte dovranno ancora volare, le vostre palle di cannone,
prima che siano per sempre bandite
prima che lacrime siano finite?

Un manifesto del Gerde’s Folk City

Los Angeles, 1963, non lo possiamo tacere
che Sam Cooke se l’ascoltò con un certo piacere
quella Blowin in the wind, quel ragazzetto bianco che cantava,
e anche lui qualcosa da dire ce l’aveva.
Sam Cooke, compositore e cantante di Soul e Rhythm and blues
voce pulita, pelle nera,
pelle troppo nera per il mondo di allora
scrive di risposta un pezzo miliare, che fa tremare tuttora
“A Change Is Gonna Come”
bam bam bam
Sono nato lungo il fiume
I was born by the river
history che si fa story
storia americana
che si fa storia personale, umana
e proprio come il fiume,
non ho fatto altro che correre.
“A Change Is Gonna Come”
bam bam bam
vado al cinema
mi trema l’anima
ho paura di morire
e qualcuno continua a dirmi
non restare in giro

però “A Change Is Gonna Come”
un cambiamento sta per arrivare,
canzone suprema,
diventata a sua volta sogno ed emblema
del movimento per i diritti civili degli afroamericani.
Folk, ne abbiamo bisogno ancora!
Ballata, protesta, racconto, tempesta.
Il 22 Dicembre dell’anno dopo, “A Change is gonna come”
quella canzone preghiera, avvertimento, simbolo
è finalmente pubblicata come singolo,
bam
undici giorni dopo Sam Cooke viene assassinato,
bam bam bam
“A Change Is Gonna Come””
story che diventa history,
storia personale, umana,
che scrive la grande storia americana.

E come diceva Woody Guthrie,
il compito di un cantante folk
è confortare le persone disturbate
e disturbare le persone confortate.
Folk, ne abbiamo ancora bisogno.
Folk, dammi la potenza, la poesia, il sogno.
Folk, what the Folk, mai nuovo e mai vecchio, acqua e vino,
e come diceva Mr Tamburino:
“Se una canzone non è mai stata nuova e non invecchia mai, allora è folk”.

Berlino, 1989, il muro sta per cadere,
la gente rimane per giorni e notti a gridare
“Wir sind ein Folk!”
Noi siamo un popolo, un Folk,
Folk, disturbo e conforto,
treni, binari, fiumi, inferi,
patti col diavolo, amore, carceri,
come a Reginacoeli, Trastevere, Roma,
i viali alberati,
le voci rauche dei carcerati
che cantavano stornelli per comunicare con l’esterno
ogni inferno ha il suo paradiso, ogni paradiso il suo –
in-fer-riate, ruggine, crocevia, cancelli,
la voce supera tutto, siamo tutti anelli
di una catena unica,
ogni donna che canta
è la tua voce,
forma e sostanza,
forza e Costanza,
ogni uomo che suona,
è presenza ed icona
di te e me,
Folk, ne abbiamo ancora bisogno
in questo primo venerdì di luglio
dagli Appunti dalla Città in Piena, è tutto
something NICE is gonna come,
racconti, storie e musica fra i tetti,
bam bam bam bam.
—Anna Scirè

Autore

Direttore artistico del Rome Psych Fest, fondatore della webradio The Roost e del Folk Fest, ideatore e conduttore di That’s All Folks: Valerio Mirabella è un narratore di musica, capace di dare voce a retroscena, percorsi, dettagli e grandezze di chi vive di musica o per la musica. Partito dal Cafè Fandango, il suo live show radiofonico è stato trasmesso da club piccoli e grandi con la vocazione per la musica dal vivo: Angelo Mai, Circolo degli Artisti, Ausgang, Lanificio 159, 2N, Grandma Bistrot, 2Periodico Café.
Metronauti è la sua ultima creatura.