“Li immagino come due essere capaci di dar vita all’Universo”
Andrea Casciu
Nelle culture di tutto il mondo, l’esistenza del nostro pianeta si deve spesso ad animali sacri. Alcuni ricorrono più di frequente (il serpente con la coda in bocca che circonda la Terra è comune ai dogon del Mali, agli shipibo dell’Amazzonia, ai vichinghi, ai fon del Benin e alle antiche interpretazioni indù). Per i teleuti dei monti Altaj, il mondo è piatto e sorretto da quattro tori blu mentre, secondo il popolo Minangkabaus dell’isola di Sumatra, la Terra poggia su un bufalo in equilibrio su un uovo a sua volta retto dal dorso di un pesce gigante.
In modo simile, anche nei miti tartari è un pesce a sorreggere il pianeta.

Sono enormi pesci anche le figure che Andrea Casciu ha immaginato e dipinto alle Industrie Fluviali. Ibridi dal volto umano che si inseriscono nel medesimo flusso immaginativo, ma da una prospettiva inversa. Non servono a cercare risposte, non sono un ausilio per capire il mondo come poteva essere per i Minangkabaus. Essi aggiungono significati nuovi, fornendo una lente iconografica per esplorare in profondità l’identità degli spazi in cui si inseriscono. Sono creature ibride per uno spazio ibrido, sono creature fluviali. Sono pesci ma sono anche astri e, come tali, in costante movimento come la realtà che rappresentano.
Nella poetica di Casciu, gli ibridi sono presenze assidue, ma è la prima volta che essi sono investiti di una simile forza primigenia, coinvolti in qualcosa senza tempo. Posizionate all’ingresso delle Industrie Fluviali, esse sembrano dare vita, come demiurghi all’alba dei tempi, a questo piccolo pianeta che gravita attorno al centro di Roma. Nella Cosmogonia di Andrea Casciu, sono loro a far nascere le Industrie Fluviali.

A queste creature ibride, che avrebbero trovato posto in più di un bestiarium medievale, se ne aggiunge una terza, che nei bestiari ha trovato posto davvero: è il Barometz, l’agnello vegetale della Tartaria, leggendario essere originario dell’Asia centrale il cui fusto, si narrava, era il cordone ombelicale di un agnello che ne costituiva la chioma. Al Barometz, Casciu aggiunge però un elemento alieno: un drago della tradizione cinese e giapponese, un mizuchi, uno spirito dell’acqua, che qui appare come la radice dell’agnello vegetale, andando a sintetizzare tutti gli elementi generativi delle Industrie Fluviali.

Frutto della collaborazione fra Andrea Casciu e le Industrie Fluviali, Cosmogonia è la seconda delle quattro opere che fanno parte dell’edizione 2023 di WIDE – art based spots.
La ciurma delle Industrie Fluviali raccoglie dentro Biosfera le idee più stimolanti e i punti di vista più illuminanti. Arte, innovazione sociale e sviluppo del territorio sono i temi che ci interessano maggiormente, e ci impegniamo a intercettarli per alimentare un vero e proprio ecosistema della cultura.