Con Mezzo Pieno, raccogliamo testimonianze e riflessioni di chi si occupa a vario titolo di editoria, istituzioni, produzione culturale, turismo, inclusione, ricerca scientifica, ambiente, disabilità, psicologia, giornalismo e design attorno alla domanda: cosa possiamo salvare dell’anno della pandemia?
Oggi risponde Vitalba Azzollini, giurista

Lezioni da non dimenticare
Il metodo è ciò che ci salva, quando il nemico da combattere è pressoché ignoto
Vitalba Azzollini, giurista
Del 2020 possiamo salvare le lezioni che ci ha dato: solo con l’apprendimento, le crisi si trasformano in opportunità.
La pandemia – che resterà per sempre l’evento caratterizzante dell’anno che si sta concludendo – ci ha insegnato l’importanza dello Stato di diritto, perché l’emergenza sanitaria non può travolgere i principi fondamentali dell’ordinamento. Durante i mesi di lockdown abbiamo meglio compreso la rilevanza di libertà e diritti garantiti costituzionalmente, che in precedenza avevamo dato forse per scontati: circolazione, istruzione, culto, riunione, iniziativa economica e molto altro. Salviamo la consapevolezza di questi “beni”, che durante quest’anno sono stati sacrificati per lo tsunami che ci ha travolti.
La pandemia ci ha mostrato che l’emergenza sanitaria non può diventare emergenza del diritto e che ci sono momenti nei quali dobbiamo accettare regole che ci limitano in vista di un bene superiore, tuttavia senza mai dimenticare che il modello democratico è la forza del nostro Paese. Del 2020 salviamo questo modello, nonostante qualcuno abbia la tentazione di attentarvi, e allora occorre metterlo in salvo anche per questo.
La pandemia ci ha resi più coscienti del fatto che la sfera della nostra salute così come quella dei nostri diritti va tutelata, mediante l’utilizzo dei “dispositivi di protezione” appositamente predisposti: rispettivamente, dalle autorità sanitarie e dall’ordinamento. E l’una sfera può essere metafora dell’altra, perché entrambe sono funzionali alla “salvezza”.
Del 2020 bisogna anche salvare l’importanza del “metodo”, per affrontare la pandemia o per altro: metodo che nel 2020 è mancato. Il metodo è ciò che ci salva, quando il nemico da combattere è pressoché ignoto. E il metodo qualifica il merito, sempre, meglio non dimenticarlo.
E, forse, durante la pandemia abbiamo anche imparato che serve riuscire “a tenere la testa a posto quando tutti intorno a te l’hanno persa” (R. Kipling). E allora del 2020 salviamo anche la nostra testa, che ci consente di scrivere e leggere lucidamente cosa salviamo di quest’anno.
Editorialista di Domani e autrice di paper per l’Istituto Bruno Leoni, scrive anche per Lavoce.info, Fanpage e Phastidio occupandosi di materia giuridica, con particolare riferimento a temi quali trasparenza amministrativa, valutazione di impatto della regolamentazione e better regulation, immigrazione, privacy.