Con Mezzo Pieno, raccogliamo testimonianze e riflessioni di chi si occupa a vario titolo di editoria, istituzioni, produzione culturale, turismo, inclusione, ricerca scientifica, ambiente, disabilità, psicologia, giornalismo e design attorno alla domanda: cosa possiamo salvare dell’anno della pandemia?
Oggi risponde Giovanni Di Iacovo, scrittore, Vicesindaco e Assessore alla Cultura del Comune di Pescara

Interconnessione
Tutti abbiamo potuto finalmente percepire fino alle ossa la nostra concreta interconnessione con il mondo, con l’altro, con l’estraneo, con il lontanissimo.
Giovanni Di Iacovo
Il cuore dei miei interessi e del mio lavoro è la cultura, sia per l’incarico di Assessore alla cultura sia per la mia attività di autore di romanzi e, negli ultimi anni, per il progetto musicale Anticorpi. Il 2020 sta alla mia vita, quindi, come una scarpa del Lidl sta al buongusto: una totale devastazione.
Concordo, però, nel dire che qualcosa di buono resterà a livello culturale.
Non mi riferisco a concerti ed eventi in streaming, che sono una forma di metadone della vita culturale, utili in caso di crisi di astinenza ma nulla di più, bensì a una possibile mutazione culturale in senso più ampio.
Tutti abbiamo potuto finalmente percepire fino alle ossa la nostra concreta interconnessione con il mondo, con l’altro, con l’estraneo, con il lontanissimo.
Per la prima volta ci siamo dovuti misurare con una malattia che non possiamo battere da soli, inghiottendoci da soli la nostra tachipirina sotto le nostre coperte. L’individualismo, per non dire l’egoismo, è stato il miglior alleato di questo virus. Io non metto la mascherina, a me non me ne frega niente. Il coronavirus lo si è potuto combattere solo collaborando con il vicino, con lo sconosciuto per strada, con quello della fila davanti a te. La mascherina, visto che serve a proteggersi ma anche e soprattutto per evitare di contagiare il prossimo, è stato strumento di rispetto e cortesia. Di solidarietà.
Non mi riferisco a concerti ed eventi in streaming, che sono una forma di metadone della vita culturale, utili in caso di crisi di astinenza ma nulla di più
La pandemia ha colpito i paesi poveri così come quelli ricchi, ariani e gonfi di Pil. Questo ha dimostrato come le vere sfide non possono essere affrontate se non su una scacchiera globale. Quello che accade in Cina può finire col determinare se noi possiamo o no prenderci il caffè al tavolino del nostro bar preferito. Il “bat effect” è il nuovo “butterfly effect”. Se il battito d’ali di una farfalla genera un uragano a New York, il battito d’ali di un pipistrello di Wuhan può far sì che da domani tu non possa più andare a lavoro, goderti un concerto o fare tutto ciò che oggi diamo ampiamente per scontato.
Poco prima della pandemia, si svolgevano in tutte le città di manifestazioni che avevano Greta come leader e simbolo e dove si rivendicavano incandescenti e concrete questioni ambientali ma la gente continuava a pensare “che me ne frega a me delle calotte polari che io ogni estate affitto la palma coi miei suoceri”.
Tutti rischi e pericoli che sembrano sempre riguardino Paesi lontani, epoche lontane, rischi lontani, persone lontanissime. Eppure la fragilità del nostro presente, rapidamente lacerato da un male venuto proprio da quel “lontanissimo”, ha messo culturalmente a nudo come tutti i nostri destini siano interconnessi. Ora, quanto il telegiornale ci parlerà di una qualche brutta cosa che sta accadendo in un qualche brutto Paese che non sappiamo manco dove sia, spero sia un po’ più difficile, per tutti noi, fottercene altamente.
Scrittore e sceneggiatore, è stato nominato nel 2014 Assessore alla Cultura della Città di Pescara e nel 2019 Vice Sindaco di Pescara con delega alla Cultura e alla Creatività. È stato sceneggiatore per RaiDue della fiction Offline (2015) e ha pubblicato numerosi racconti e romanzi tra i quali tre con l'editore Castelvecchi: Sognando una cicatrice (2000) Tutti i poveri devono morire (2009) e Confessioni di Uno Zero (2018). Nel 2001 ha vinto la sezione narrativa della Biennale dei giovani artisti dell'Europa e del Mediterraneo. Alcuni suoi racconti sono stati messi in scena nello spettacolo con Stefano Benni e David Riondino Viaggio nelle Metropolis (2009).