Con Mezzo Pieno, raccogliamo testimonianze e riflessioni di chi si occupa a vario titolo di editoria, istituzioni, produzione culturale, turismo, inclusione, ricerca scientifica, ambiente, disabilità, psicologia, giornalismo e design attorno alla domanda: cosa possiamo salvare dell’anno della pandemia?
Oggi risponde Marco Agosta, caporedattore di The Passenger

Il rallentamento dei tempi
Per chi ha passioni come la lettura, una situazione come il lockdown è paradossalmente ideale: è questo il momento in cui ci si può dedicare totalmente alla lettura senza sensi di colpa e senza guardare continuamente l’orologio
Marco Agosta
Il rallentamento dei tempi, le strade meno rumorose, la tregua all’inquinamento e al sovraffollamento dei luoghi più turistici. La natura ha preso fiato, ma anche noi. Respirare, prendere coscienza, lasciare che le giornate abbiano anche dei tempi morti, degli imprevisti che abitualmente scombussolerebbero la nostra tabella di marcia e a cui in questi mesi abbiamo dato accesso. Per chi è riuscito a vivere in armonia con l’assenza di impegni mondani, momenti sociali, eventi lavorativi, e tutte le scariche di adrenalina che ne derivano, questo periodo ha offerto una straordinaria occasione per coltivare alcune passioni, per allenare la propria bravura e disciplina nel gestire la propria giornata. Avere più tempo significa anche confrontarsi con la propria pigrizia, un acerrimo nemico.
Per quanto sia una grande banalità, posso dire di avere apprezzato cose semplici come una camminata. Non una camminata con un obiettivo, in un luogo affascinante, bello per la natura, l’architettura o il paesaggio, ma semplicemente il piacere di camminare, anche se solo intorno all’isolato, ascoltando della buona musica o un podcast. Ecco per me proprio i podcast sono stati la scoperta del 2020, ora non posso vivere senza. In generale per chi ha passioni come la lettura, una situazione come il lockdown è paradossalmente ideale: il mondo si ferma, il telefono squilla di meno, i rapporti sociali sono impossibili, è questo il momento in cui ci si può dedicare totalmente alla lettura senza sensi di colpa e senza guardare continuamente l’orologio. Detto questo, non è stata una passeggiata.

Se, come tanti temono, il ritorno alla vita normale sarà ancora lungo, potremo raccontare ai nipoti di avere vissuto qualcosa di storico e quest’esperienza rafforzerà anche quelle generazioni che sono state definite di bamboccioni. In definitiva è una piccola, grande lezione che speriamo di non dimenticare: nel bene e nel male non c’è niente di immutabile e allo stesso tempo le cose sotto il nostro controllo diretto sono limitate, dobbiamo sapere cogliere il meglio da ogni situazione e vivere in armonia con il destino.
Caporedattore di The Passenger, è stato traduttore e consulente di Diario, il settimanale fondato da Enrico Deaglio e Luca Formenton, oltre che di diverse case editrici come Feltrinelli, Emons, Iperborea. Per Iperborea ha tradotto "Avevo Mille Vite e Ne Ho Preso una Sola" di Cees Nooteboom.