Ambulanza Letteraria è una libreria itinerante, nata per creare librerie da campo negli oltre 500 comuni che non possiedono nemmeno una libreria.
Alle Industrie Fluviali, lo staff di Ambulanza Letteraria approda con una zattera equipaggiata per fronteggiare, uno ad uno, i più diversi disturbi con la libroterapia: tristezza, gelosia, rabbia, stress, timidezza. Per ogni malessere, c’è una lettura che può facilitare la guarigione.
Stavolta, l’Ambulanza Letteraria propone i suoi rimedi per l’ira.
Ambulanza Letteraria/02
L’ira

Più volte abbiamo acceso la sirena dell’Ambulanza Letteraria per trattare l’ira, con la consapevolezza dell’efficacia di un buon libro. Questa volta, le circostanze ci impongono di confezionare una terapia fatta di almeno tre libri.
L’emergenza che vogliamo combattere è il razzismo, quell’odio rabbioso che viene scagliato contro donne e uomini con la pelle di un colore diverso.
I libri che vogliamo somministrare sono tre testi in grado di rimescolare i pensieri. Tre confezioni di vitamine letterarie che vanno prese a stomaco vuoto, da chi è affamato di giustizia per quanto accaduto a George Floyd e Rayshard Brooks, per citare i fatti più recenti.
Tre campioni di scrittura, tre motivatori di folle: Toni Morrison, Colson Whitehead e James Baldwin.
Jazz, I Ragazzi della Nickel e Un Altro Mondo, non sono solo tre libri-cura, scelti per disennescare la rabbia delle parole gridate contro le persone nere. Sono le bandiere che segnalano il vento della lotta in difesa della vita intesa come ciò che conta, e non come privilegio.
I volumi di questi scrittori afroamericani sono il rimedio più appropriato per scoprire un mondo fatto di culture diverse, mescolate, arricchite. Leggere gli autori afroamericani è il primo gesto che ogni donna e ogni uomo dovrebbe fare per affilare il proprio pensiero in difesa dell’antirazzismo.
Raccoglierete questa sfida? Potete farlo leggendo le parole di Archer Montgomery, pseudonimo di uno dei protagonisti del romanzo di Whitehead. Potete riuscirci liberando la musica e le parole Jazz di Toni Morrison, oppure affidandovi a chi ha percorso più chilometri tra i tre, nelle marce sostenute da parole, quelle di James Baldwin. Di certo, l’ira è una tonalità emotiva che va accolta, trasformata, condivisa. Marciare è come leggere, una rivoluzione impetuosa che in momenti bui come questi ci assicura che la libertà non può smettere di respirare.
Jazz, di Toni Morrison

Jazz, pubblicato nel 1992 e concepito come la seconda parte di una trilogia iniziata con Beloved (1987) e conclusa con Home (2012), è tra i libri di Toni Morrison quello che trova nel mito, nel folklore e nella storia dei neri le radici dell’individuo. Ciò di cui ha bisogno l’autrice per lasciare immaginare gli eventi è una città o, meglio ancora, un quartiere in cui realismo e magia possono fondersi con la storia e la favola. Harlem, infatti, è il palcoscenico sul quale fa prendere forma lo spettacolo che – neanche a dirlo – ha una colonna sonora tipica dei primi decenni del Novecento. Il jazz, il suo tempo disarticolato e le sue variazioni sono il sottofondo su cui Tim Morrison introduce un singolare ménage à trois di Joe, Dorcas e Violet. L’amore violento, pericoloso e passionale tra i protagonisti si confonde col bisogno di appartenere alla città e alla sua gente. Il fermento artistico suona in sordina. Le parole, invece, quelle che costituiranno molti “testi sconci” e che qui l’autrice utilizza per raccontare l’amore, hanno tutta la luce necessaria per essere apprezzate.
Un Altro Mondo, di James Baldwin

Cosa resta dopo la lettura di Un Altro Mondo, cosa ci lascia James Baldwin? La capacità di reagire, arricchiti di una miscela di sentimenti diversi. Alla fine delle 450 pagine del libro tradotto da Attilio Certaldo si ha la sensazione di provare meno paura e diffidenza, la voglia di stare vicini e lasciarsi tutto alle spalle. Leggere Baldwin ha la magia di riattivare le nostre emozioni, di riuscire a dare senso ai nostri comportamenti e a curare la socialità. La ferocia della storia raccontata, della città che ospita i protagonisti, ci ricorda che essere liberi non vuol dire fare ciò che si vuole, ma significa esserlo per sé e per gli altri. In questo romanzo si capovolgono le sofferenze: l’ostilità, questa volta, soffoca una bianca. Leona è l’amata, la bianca che si arrende e si affida alle acque gelide di un novembre newyorchese. Rufus, il batterista jazz nero, è il personaggio che più di tutti ci mette a dura prova, rappresenta al meglio le nostre paure. Quando il suo ritmo smette di accordarsi al mondo rimane solo, in compagnia di una costante incertezza di fondo. Gli accadimenti si avvicendano durante la segregazione razziale. Le immagini descritte come quelle che assorbiamo dai nostri schermi sembrano raccontare una guerra, ma forse non è possibile accomunare gli episodi ad un evento bellico. Non è possibile perché in guerra si conosce il nemico e anche le strategie per combatterlo, mentre siamo davvero sicuri di conoscere il virus del razzismo che ci minaccia? Siamo pronti a dedicare un po’ del nostro tempo per potenziare i rimedi possibili?
I Ragazzi della Nickel, di Colson Whitehead

Colson Whitehead, ancora una volta, parte dalla storia per approdare al romanzo, raccontando attraverso un’opera di finzione gli angoli più bui del proprio Paese. Il premio Pulitzer porta per la seconda volta i lettori in un presente inquieto attraverso un lavoro di scavo nel passato. Quel passato che rimette in circolo le difficoltà della cultura afroamericana. Il romanzo prende spunto da una storia vera: gli abusi e i misteri racchiusi tra le mura di un riformatorio, la Dozier School of Boys in Florida. Il razzismo non è un cigno nero, ma un fenomeno che rischia di ripetersi in futuro, sotto svariate forme, se la nostra risposta sarà solo quella di mantenere gli atteggiamenti precedenti. Partiamo dal riformatorio per raccontare l’esperienza dello sdradicamento, accendiamo qualche faro sulle stanze della Nickel. Quel luogo è il terreno di incontro dei ragazzi che andavano educati, la trappola in cui cadere e sentirsi smarriti. Capita infatti che basta avere la pelle nera e trovarsi a bordo della macchina sbagliata per perdere tutto. Ecco come si entrava nel programma di riabilitazione, bastava una mappa; l’itinerario per smarrirsi in un mondo che non sa offrire ai suoi figli gli elementi per lasciarsi decifrare. Leggere le storie de I Ragazzi della Nickel è un tentativo per capire se la letteratura, anche questa volta riesce ad aprire finestre verso mondi nuovi. Tuttavia, il nostro suggerimento è di cercare la bussola dentro i libri. Non ci sono itinerari che la lettura non riesca a decriptare, aprire i miei libri vuol dire aprire finestre, dunque lasciare posto alla luce.