Con Mezzo Pieno, raccogliamo testimonianze e riflessioni di chi si occupa a vario titolo di editoria, istituzioni, produzione culturale, turismo, inclusione, ricerca scientifica, ambiente, disabilità, psicologia, giornalismo e design attorno alla domanda: cosa possiamo salvare dell’anno della pandemia?
Oggi risponde Luigi Ratclif, segretario nazionale GAI, Giovani Artisti Italiani

La cultura per la coesione sociale
Una presa di coscienza allargata sull’utilità pubblica, sociale, educativa della fruizione di arte e spettacolo
Luigi Ratclif
Come a volte succede con il trascorrere del tempo, anche il 2020 si è presentato in modo inaspettato e sconosciuto.
Al di là del vissuto personale che caratterizza ciascuno di noi, quest’anno sono stati alcuni fattori comuni su scala globale ad avere avuto l’impatto più trasversale e dirompente sul sentire collettivo. Ci siamo così trovati ad affrontare uno stravolgimento a più livelli della nostra vita e della nostra società, senza avere una preparazione e con un dopo ancora indefinito.
Ma le storie che abbiamo costruito in questi mesi hanno un io narrante che alterna la voce personale al ricordo collettivo, mettendo in luce uno degli aspetti che maggiormente ci hanno aiutato ad affrontare il disorientamento: l’urgenza, la necessità imprescindibile della condivisione.
In questo percorso, cultura, arte e spettacolo sono state duramente colpite, a livello di pratiche e di economie, ma hanno anche rappresentato un valore importantissimo in termini di Cura e di coesione sociale. Beni primari – non semplice intrattenimento – dei quali abbiamo capito di non poter fare a meno perché in grado di alleviare le ferite di questo periodo, di fornire strumenti di riflessione per affrontare i cambiamenti ma anche di rigenerare comunità e territori nel prossimo futuro.

Per esprimere una lettura positiva di questo anno emergenziale, auspico che quanto accaduto abbia aperto un processo di riqualificazione e rinnovamento.
Che ci sia stata una presa di coscienza allargata sull’utilità pubblica, sociale, educativa della fruizione di arte e spettacolo, e che l’esperienza “fisica” di luoghi e produzioni culturali venga salvaguardata maggiormente, considerando quale plusvalore le innovazioni nate in questo momento di sospensione e di distanza forzata.
Non da ultimo il pensiero che le diseguaglianze professionali emerse prepotentemente con la crisi pandemica trovino occasione per un ri-equilibrio giuridico e contrattuale anche nei campi dell’arte visiva e performativa, della creatività e della cultura in generale.
Oltre ad essere segretario nazionale del GAI dal 1989, l'Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani, è responsabile per la Città di Torino dei programmi di promozione della creatività e innovazione della Divisione Cultura, Istruzione e Gioventù, nonché invitato permanente del Consiglio di Direzione dell’Associazione internazionale BJCEM - Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo.