Spazi culturali: Industrie Fluviali

Fare cultura, malgrado la pandemia

Quali spazi sta trovando la cultura ora che gli spazi sono inaccessibili?

A livello globale, la dimensione più congeniale alla comunità artistica e culturale è sempre stata quella dell’incontro, del confronto faccia a faccia, del dibattito pubblico, del viaggio, dell’esperienza diretta.

La pandemia ha sottratto questo terreno comune, privando tutti, inclusi artisti, scrittori, creativi e intellettuali, della facoltà di condividere lo stesso spazio nello stesso momento.

Una condizione che ha generato un’infinità di iniziative le quali, ragionate o improvvisate, sono tutte figlie dell’urgenza. Non più l’urgenza di creare, per assecondare un bisogno intellettuale o spirituale. Bensì l’urgenza di fare tutto il possibile per mantenersi creativi e attivi di fronte all’emergenza, e restare umani.

Ma quali spazi sta trovando la cultura ora che gli spazi sono inaccessibili? Non solo film messi a disposizione in streaming, virtual tour di musei e letture di libri per bambini. Quelli che hanno iniziato a svilupparsi sono contenitori pensati per registrare gli adattamenti del panorama culturale mondiale.

Osservare, raccontare, testimoniare

Su Juxtapoz, ad esempio, con il progetto Art in Uncertain Times, si raccolgono le testimonianze di artisti da tutto il mondo direttamente dai loro studi. Una via per osservare da vicino il loro lavoro in queste settimane di contenimento del virus, e capire come l’isolamento stia incidendo sulla loro produzione artistica.

Allo stesso modo, si moltiplicano webinar, videoconferenze, dirette. Tentativi di tenere simbolicamente aperte la porta di casa e condividere impressioni e idee, nonché un frammento di intimità che prima sarebbe stato insolito raccontare.

Atlas Obscura ha messo in fila alcuni di questi esempi, raccogliendoli dalla società civile. In un articolo dal titolo Balconi, finestre e terrazze sono le nuove pubbliche piazze, si legge:

In questi tempi inusuali e allarmanti, finestre, balconi e tetti non sono più solo elementi architettonici, ma palcoscenici dove far risplendere lo spirito umano. Cittadini di Stati Uniti, Italia, Spagna, India, Brasile e altri paesi, trovandosi in isolamento, stanno creando nuovi modi per connettersi agli altri e non restare soli.

Nuovi canali espressivi

Ma non si tratta solo di comprendere e tenere il contatto con quanto succede sotto il velo dell’epidemia. Si tratta anche di individuare dei canali nuovi per garantirsi opportunità di espressione artistica.

Una necessità avvertita da migliaia di musicisti in ogni parte del mondo. Ne è un esempio il Sofa King Fest, che raccoglie online le candidature di artisti disposti a trasmettere la loro esibizione in diretta. Ne sono esempio le decine di esibizioni live su Instagram, Twitch e YouTube. Come quelle che segnala Pitchfork in una rubrica nata appositamente, The Isolation Check-In.

E se l’impossibilità di entrare a contatto diretto con l’altro caratterizzerà presto i temi della produzione culturale, con tutte le infinite implicazioni che ne scaturiscono (su Technology Review ci si interroga, ad esempio, su come stanno già cambiando i rapporti sessuali e il dating online), sta già incidendo massicciamente sulla sterminata produzione umoristica globale. Non solo fagocitando meme in ogni angolo del mondo, ma anche affacciandosi su piattaforme più blasonate: avete visto l’activity book per adulti in autoisolamento realizzato da McSweeney’s? Include anche una guida per fabbricarsi in casa la carta igienica.

 

Autore

Copywriter e cultural manager alle Industrie Fluviali.