Dagli spazi rigenerati italiani, alcune soluzioni per fare cultura durante l’emergenza
Durante l’emergenza sanitaria corrente, gli spazi come Industrie Fluviali si sono trovati perlopiù svuotati dell’elemento più importante per il funzionamento di un ecosistema culturale: le persone.
Le persone intese come presenze fisiche, portate ad interagire quotidianamente, ad aprirsi all’altro, a promuovere dinamiche di integrazione.
È così che spazi rigenerati e operatori culturali hanno avviato o rimodulato piattaforme di condivisione del sapere. Un modo per raccontare e comprendere questo periodo senza termini di paragone nella storia recente.
Per necessità, per abitudine, per fiducia: per non perdere il contatto con la sana pratica della condivisione. E per il timore che, come in un campo coltivato abbandonato all’incuria, si comprometta lo sviluppo della flora intellettuale del Paese.
Analisi e proposte per il futuro
Ad esempio, Lo Stato dei Luoghi, che si propone di fare rete fra gli spazi rigenerati, ha avviato la scrittura condivisa di un alfabeto pandemico. Una raccolta di contributi per definire le settimane che viviamo e costruire una normalità post-crisi attraverso il linguaggio.
Mentre Make a Cube³, l’incubatore dedicato alle imprese sociali, ha lanciato #REACT. Si tratta di una campagna per raccogliere le esperienze degli imprenditori sociali che stanno riprogrammando attività e servizi in conseguenza dell’emergenza coronavirus. Una chiamata alle armi per avanzare proattivamente verso il futuro.
La voglia di cominciare a riflettere per rigenerare il futuro, è comune anche a Farm Cultural Park, in provincia di Agrigento. Il loro progetto Fabbricare Fiducia vuole individuare cosa possiamo diventare una volta archiviata la pandemia, tramite vari gruppi tematici in Italia e nel mondo.
In una di queste fabbriche della fiducia, chiamato a immaginare il futuro dell’architettura, Alessandro Melis ha ragionato su quel nesso tra crisi ambientale e malattie di cui molto si è scritto:
È necessario un radicale ripensamento del tessuto urbano, e del suo rapporto con la troposfera. Per trasformare gli insediamenti urbani in sistemi aperti e virtuosi che reagiscono ai cambiamenti climatici e sociali già in atto e in continua trasformazione (resilienza): ciò che oggi sembra un evento eccezionale potrebbe diventare la normalità in futuro.
La sperimentazione, la ricerca saranno dunque cruciali nella pratica architettonica: i principi della fisica (soprattutto la fluidodinamica), biologia, botanica, medicina, devono contribuire al superamento dell’autonomia dell’architettura, fondata su dicotomie obsolete come razionalità-organicità, artificio-natura e vuoto-pieno.
Vicinanza e collettività
Si ragiona, dunque, sugli spazi del futuro, in un momento in cui non ci è concesso usufruire degli spazi del presente.
Sarà per questo che, tramite il progetto Vicino Vicino, Base Milano sta provando a mantenere attiva una comunità culturale oltreché territoriale. Lo fa affidando a turno, a molte personalità vicine, il proprio canale Instagram per scoprire le case e le routine del vicinato.
Dialogo ma anche supporto. Gli interventi in soccorso del proprio territorio, infatti, sono molteplici. La Fondazione FOQUS, ad esempio, distribuisce a domicilio a 100 famiglie dei Quartieri Spagnoli di Napoli, una spesa di generi di prima necessità. Mentre Casa Netural, a Matera, ha mantenuto attiva la sua Portineria di Quartiere, aiutando gli abitanti con servizi quali spesa sospesa e spesa a domicilio.
Nuove soluzioni di produzione artistica
Contemporaneamente, gli spazi rigenerati non smettono di promuovere la cultura attivamente, ripensando le modalità di racconto e di produzione.
Così, mentre Spazio Kor ha lanciato la campagna Mi Manca Il Teatro Perché, indagando l’assenza del teatro dalla vita della comunità, Blam ha avviato la realizzazione collettiva di uno spettacolo. Tramite una serie di workshop online, si affrontano tutti gli aspetti di una produzione teatrale, dalla scrittura alla scenografia. I partecipanti sono poi chiamati a contribuire alla realizzazione di #Espia, per la regia di Flavia D’Aiello.
In attesa di tornare nei luoghi della cultura, Manifattura Tabacchi ha trasferito online il suo programma. Con Manifattura Tabacchi [Home Edition], appuntamenti e rubriche si trasferiscono online, per fruire a distanza l’offerta culturale di un palinsesto digitale.
Periferica, invece, ha scelto l’azione artistica per decodificare gli interrogativi di questo periodo.
I am the virus / We are not the virus è una performance artistica che si compone di due momenti contrapposti. Durante la quarantena nel parco naturale di Periferica, il suo fondatore Carlo Roccafiorita scaverà ogni giorno nello stesso punto fino al termine della pandemia. Un’azione distruttiva ispirata da quella del virus della Covid-19. Roccafiorita diviene, però, anche lo strumento di realizzazione dei progetti che gli artisti di tutto il mondo sono chiamati a proporre. Un esperimento di inversione delle modalità di co-produzione di un’opera, e un progetto che rintraccia nell’emergenza stessa i temi e le modalità dell’espressione artistica.
Copywriter e cultural manager alle Industrie Fluviali.